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Parco Nazionale dell’Aspromonte: continuano gli studi sulla Coturnice da parte dell’ente

9 Nov 2023 | Ambiente e Territorio

L’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte da diversi anni conduce studi sugli uccelli nidificanti di particolare rilevanza conservazionistica e, tra questi, vi è la Coturnice (Alectoris graeca). Si tratta un uccello terricolo, sedentario, che vive sui pendii rocciosi assolati e con poca vegetazione. Molto schivo, può sentirsi cantare solo alle prime luci dell’alba o al tramonto, “scomparendo” di fatto durante tutto il resto della giornata. Ama molto camminare, involandosi in maniera improvvisa e fragorosa solo quando un eventuale predatore gli è proprio vicino. Si sposta molto poco all’interno di un territorio ed i maschi sono fortemente territoriali. Questa specie è presente solo sui Balcani ed in Italia, ed è proprio il nostro Paese a custodire la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Purtroppo, però in tutte le aree di presenza, questo criptico galliforme, è andato in contro ad un preoccupante declino. La lista rossa europea degli uccelli In Europa la classifica quasi minacciata dall’estinzione (NT) mentre, in Italia, il suo stato di conservazione è ancora più delicato, così da essere considerata vulnerabile (VU) dalla lista rossa degli uccelli nidificanti. La sua precarietà necessita misure di conservazione importanti, tant’è che la Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” inserisce la specie nell’Allegato I, considerandola pertanto di particolare interesse comunitario e conservazionistico.

L’Ente Parco, dal 2016 al 2018, ha condotto le prime indagini sulla specie per definire il suo areale all’interno del Parco e stimare il numero di coppie riproduttive. Purtroppo, gli esiti delle ricerche, hanno confermato che anche nel Parco la specie è in preoccupante declino. Un tempo diffusa grossomodo in tutta l’area ionica dell’Aspromonte, oggi occupa ridotte porzioni comprese tra Roccaforte del Greco e San Luca. Abbandono delle pratiche agricole tradizionali in montagna, aumento degli incendi ed immissioni a scopo venatorio, hanno drasticamente ridotto la popolazione aspromontana. Ad oggi, infatti, se ne stimano tra le 20 e la 50 coppie. Si tratta di un dato preoccupante, ancor di più se si considera che la popolazione più vicina si trova nel Parco Nazionale del Pollino. Le coturnici del Parco Nazionale dell’Aspromonte sono quindi isolate da quelle del resto dell’Appennino e, purtroppo, gli habitat di questo galliforme, si stanno fortemente riducendo sulle nostre montagne. I disastrosi incendi che hanno coinvolto il Parco (e non solo) nel 2021, hanno distrutto decine di ettari di ambienti adatti alla specie. Per questo motivo, l’Ente Parco, ha riavviato il monitoraggio della Coturnice, con l’obiettivo di aggiornare le conoscenze e verificare la persistenza delle coppie nelle aree incendiate. La scorsa primavera ornitologi specializzati hanno condotto il censimento tramite una società aggiudicataria del bando indetto dall’Ente sul servizio naturalistico. Così da marzo a maggio, prima del sorgere del sole, gli operatori si sono recati sui pendii rocciosi, per ascoltare i maschi cantori. Per aumentarne la contattabilità è stata utilizzata la tecnica del play-back. Si tratta di una metodologia delicata e standardizzata, da utilizzare solo in ambito tecnico-scientifico che, grazie alla riproduzione del canto di un maschio, stimola la risposta di un altro eventuale maschio presente nell’area. L’indagine ha confermato che la specie in Aspromonte sta attraversando un periodo particolarmente critico, aggravato dagli incendi del 2021. Quest’ultimi, infatti, hanno colpito una delle aree di maggior presenza nel Parco e, sebbene non vi sia la certezza assoluta, in questa porzione di territorio la specie non è più presente.

In questo senso la programmazione delle attività dell’Ente Parco prevede un più ampio programma di monitoraggio nelle aree percorse dal fuoco, finalizzato ad osservare le dinamiche post incendio e le eventuali ricolonizzazioni di specie animali a seguito della naturale risposta dell’ambiente. La coturnice, infatti, predilige le aree aperte moderatamente eterogenee che, in alcuni casi, sono state addirittura ripristinate dal passaggio del fuoco. Si tratta di zone un tempo coltivate e pascolate, che oggi sono occupate in gran parte da densi arbusteti pionieri originatisi dall’abbandono delle pratiche agricole e pastorali tradizionali. Qui, almeno per qualche tempo, la Coturnice potrebbe trovare nuovi spazi.

A latere di questi monitoraggi, che avranno almeno durata triennale, saranno fatte le opportune valutazioni finalizzate al ripristino degli habitat per questa importante specie e non solo.

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