a cura di Nando Minnella
Maria pia Battaglia, autrice e registra teatrale. Questa sera, 23 luglio, andrai in scena allo Sport Village di Catona alle ore 20. Cosa ti ha spinto a intraprendere la strada del teatro – impervia, ma unica e impareggiabile dal punto di vista dei rapporti umani, della formazione e crescita culturale e della rappresentazione del mondo? Il teatro, si sa, è una sorta di tempio, dove tutto è parola, gesto, scena…è il miglior luogo per rappresentare l’”esistente”, “le maschere sociali”, dato che la vita non è nient’altro che teatro – notava il nostro grande Pirandello. Del resto, già per i nostri antichi padri greci, la rappresentazione teatrale, il teatro stesso, erano al centro della vita collettiva della polis greca, luogo d’identità culturale, politica e religiosa, strumento di educazione comunitaria, quasi un rito religioso…Oggi certo non è più cosi, ma il teatro conserva ancora i “fondamentali” della sua funzione sociale e culturale. Cosa ne pensi?
Sono d’accordo. Il mio approdo al teatro è figlio dell’esigenza di cercare un contatto col mondo a me ostile e, spesso, incomprensibile. Infatti, il teatro analizza la realtà, la interpreta, la rappresenta trasformandola in maniera suggestiva, immaginifica. La mia passione per il teatro è antica…Avevo sedici anni quando ho recitato per la prima volta nel Gruppo teatrale dell’Oratorio Salesiano di Bova Marina.
So che hai un vasto e ricco background, una militanza nell’ambito del Teatro popolare, nel Teatro Ragazzi, frequentazioni, incontri con artisti nazionali e stranieri e che, tra l’altro, hai scritto parecchio e in giovane età...
Infatti. Ho scritto la mia prima commedia nel 1982 per il gruppo di amici con cui condividevo l’impegno e la passione per il teatro.
Per molti anni abbiamo messo in scena le mie commedie (tredici in tutto), tuttora utilizzate da numerosi gruppi teatrali (che non sempre, a onore del vero, ne rispettano la stesura). Non approvo, infatti, rimaneggiamenti che scadono, a volte, in improvvisazioni, aggiunte, omissioni che vanificano le intenzioni che hanno motivato la creazione del testo.
Se non sbaglio hai frequentato la scuola di un mio grande amico, Rodolfo Chirico, con cui ho condiviso le prime esperienze teatrali a Reggio Calabria, dove dirigevo un collettivo sperimentale, il “Gruppo Teatro Studio”, quando frequentavo l’Università Orientale di Napoli. Ti sei specializzata anche nel Teatro Ragazzi e hai tenuto corsi di formazione per insegnanti in varie regioni d’Italia, vero?
Sì è così. E’ stato nel 1984 e nel contempo studiavo dizione e recitazione col maestro Gianni Diotajuti. In seguito, grazie all’Associazione Proskenion (diretta allora da Claudio La Camera), conobbi Eugenio Barba e Julia Varley in un prestigioso contesto di studio e di confronto. Iniziò un periodo di fervore artistico grazie al quale ebbi la possibilità di frequentare artisti nazionali e internazionali, perfezionando la mia formazione. Mi sono specializzata nel Teatro Ragazzi grazie agli incontri organizzati dall’Associazione nazionale AGITA (diretta da Loredana Peressinotto).Ho tenuto corsi di formazione per insegnanti in varie regioni d’Italia e mi sono dedicata per lungo tempo al Teatro Scuola, realizzando messe in scena con la partecipazione dei ragazzi – ambito nel quale è doverosa l’attenzione verso un approccio pedagogico. Non ho mai smesso di scrivere per il teatro. È un’esigenza intima e prescinde dalla possibilità di mettere o meno in scena i miei testi. La lunga militanza nell’ambito del Teatro popolare, ed il confronto con maestri che ho incontrato durante il mio percorso di formazione, mi ha permesso di delineare un approccio a me congeniale. L’apprendimento delle varie tecniche, per quanto prezioso, mi ha indotto a riflettere sulla sincerità del mio agire. Grazie alla formazione offerta dall’IAPC (Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona) ho delineato una modalità di approccio personalizzato che mi consente di esprimermi con la sincerità e l’onestà intellettuale indispensabili per produrre arte.
Ci vuoi parlare – nell’ambito della tua pratica teatrale – del “laboratorio femminile” ? Il teatro è certo un mezzo basilare, un linguaggio unico, che concorre – al pari con altre pratiche culturali – per far crescere la coscienza e il ruolo delle donne, sfondare “il tetto di cristallo” che le opprime, per portare avanti tematiche femminili, dalle diseguaglianze di genere ai diritti, dalla violenza – molto diffusa oggi nelle nostre società nei riguardi dell’”altra metà delo cielo”- alle libertà degli orientamenti sessuali…
Proprio così. Ecco perché da cinque anni mi dedico principalmente ai laboratori teatrali al femminile. Il gruppo di lavoro è formato da donne che hanno scelto di attraversare l’esperienza del teatro da protagoniste. “Le RaGazze ladre” è la denominazione del laboratorio centrato sulla pratica della messa in scena con molte donne impegnate di diversa provenienza: Adele Catalano, Giovanna Cuzzocrea, Mariella Ficara, Laura Marcianò, Gabriella Meduri, Annamaria Morabito, Adele Muscolo, Anna Gloria Palamara, Giulia Serranò, Tania Ventura (e con Emma Corigliano e Franca Morabito che ci affiancano quando possibile), cioè il collettivo di Reggio Calabria. E il gruppo della Jonica con Carmen Ferraro, M. Antonella Gozzi, Enza Mandarino, Natalia Pugliese, Giovanna Triunveri, e quello di recente formazione composto da Antonio Bellisario, Olga Romeo, Nicoletta Strangio.
Il laboratorio si avvale, durante le rappresentazioni, del prezioso supporto di Matteo Lorenti e, dell’assistenza tecnica, di Pino Scambelluri.
State preparando qualcosa in particolare attualmente?
Sì, stiamo proponendo il monologo da me scritto e interpretato. Non so se hai presente il telaio dedicato alla figura di Penelope e Figlie del Vento: un lavoro corale caratterizzato dalla presenza in scena di undici donne che, sulle parole della voce narrante, e i brani musicali scelti, offre un racconto il cui fil rouge è rappresentato dalla memoria che scandisce i vari momenti della rappresentazione.
A parte la performance allo Sporting Village, il 23 luglio, prevedi altre repliche delle Figlie del Vento? Poi, hai altro in preparazione?
Certo. Il 22 agosto saremo a Bagnara, il 23 a Gioiosa Jonica (nell’ambito del festival organizzato da Alberto Gatto presso Palazzo Amaduri), il 7 settembre presso Cartoline Club a Reggio Calabria, mentre il 2 luglio siamo stati ospitati dal Circolo Bridge di Reggio Calabria. Abbiamo in preparazione un atto unico per quadri dal titolo Sorellanze, la rilettura del testo In nome della madre di Erri De Luca e un atto unico brillante dal titolo Omero e altri disastri. L’Associazione Hymnos, che coordino da quasi vent’anni, propone, inoltre, laboratori intensivi residenziali denominati TrasformAzioni, ospitati nei luoghi dove è presente la convinzione che la pratica teatrale può offrire spazi di sperimentazione utile alla consapevolezza del fare e dell’agire.
A cura di Nando Minnella
*Foto di scena relative al monologo "Di me ricorderai il telaio", e alla rappresentazione corale "Figlie del vento", gentilmente concesse da Maria Pia Battaglia.