L’olivicoltura è sempre stata volano di sviluppo del territorio. Un baluardo di biodiversità da proteggere e al quale restituire nuova vita. Di questi temi si è discusso nell’ambito della Tavola Rotonda “Ulivo: (S)cultura del paesaggio magnogreco – Storia, tradizioni e sviluppo della olivicoltura nella Locride”.
Siderno, 28 giugno 2024 – Cooperazione, conoscenza del territorio, forte senso di comunità. Da questi principi occorre partire per garantire sviluppo e crescita del patrimonio rurale della Calabria e della Locride in particolare. Temi che sono stati al centro della tavola rotonda “Ulivo: (S)cultura del paesaggio magnogreco – Storia, tradizioni e sviluppo della olivicoltura nella Locride”, organizzata dalla Club House Kampus in collaborazione con l’Elaioteca Regionale, la Casa degli Oli extravergini d’oliva di Calabria e Arsac, Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese, svoltasi il 27 giugno a Siderno Superiore.
“L’Ulivo rappresenta l’elemento più importante della cultura estensiva della Calabria con oltre 175mila ettari di superficie – ha affermato Demetrio Fortugno, dottore forestale e moderatore dell’incontro – è un marcatore identitario del territorio e della cultura ambientale e paesaggistica”.
La storia del patrimonio rurale della Locride è legata profondamente e fin da epoche lontane alla coltivazione dell’ulivo e alla produzione dell’olio, “l’oro giallo” così come lo ha definito Domenico Romeo dell’associazione Deputazione di storia patria per la Calabria.
“La ricchezza e lo sviluppo economico del territorio locrideo è legato in modo stretto alla produzione e al commercio dell’olio che, in particolare tra il Settecento e l’Ottocento, ha disegnato il nuovo paesaggio agricolo ed è diventato un forte incubatore di crescita economica e di ricchezza per molte famiglie”. Ed è proprio il richiamo al paesaggio agricolo e alla sua caratterizzazione nel corso del Novecento che ha guidato l’intervento di Arturo Rocca, ricercatore, “botanico e camminatore per passione” come si definisce, quando ripercorre i sentieri dei frantoi e i luoghi “segnati dalla presenza di ulivi secolari, veri monumenti della natura che non ha consentito un’antropizzazione selvaggia e senza criterio, ma al contrario un perfetto equilibrio che ha preservato bellezza e ricchezza”.
La Calabria è la seconda regione dopo la Puglia per olivicoltura e per produzione di olio. Nella nostra regione si contano oltre 35 milioni di piante e l’ulivo è un vero baluardo della biodiversità. “Eppure – come sottolinea Vincenzo Maione, agronomo dell’Arsac – Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese – i cambiamenti climatici così repentini e difficilmente gestibili stanno minacciando questo patrimonio prezioso. Ondate di calore, siccità, attacchi fungini: è un continuo incombere di rischi, pericoli e attacchi che non coinvolgono solo l’ulivo ma che su questa pianta in particolare provocano effetti devastanti”. “Se si muove l’ulivo in Calabria si muove tutta l’economia della regione” chiosa Maione – ma di converso, se lasciamo morire l’ulivo perdiamo un pilastro fondamentale della nostra ricchezza”.
Difendere l’olivicoltura, proteggere questo patrimonio che la storia, ancora prima dell’arrivo delle colonie greche, ha donato alla Calabria, diventa una vera battaglia.
“L’ulivo ha seimila anni di storia – afferma Rocco Zappia – Presidente dell’Elaioteca Regionale della Calabria – Casa degli oli extravergini di oliva di Calabria – e la nostra struttura vuole essere un baluardo a difesa di questa ricchezza, ma anche a difesa della ricerca, della cultura del territorio e di tutto ciò che ruota attorno all’ulivo”.
“La nostra è una battaglia di conoscenza e di valore, ma è anche una richiesta di maggiore attenzione da parte delle istituzioni e di più corposi sostegni che garantiscano la difesa e, per certi aspetti, la rinascita dell’olivicoltura secondo criteri moderni che tengano conto dei cambiamenti climatici e delle sofferenze della produzione di alta qualità”.
Quasi un “grido d’aiuto”, ma anche l’auspicio che l’ulivo ritorni ad essere il volano della crescita e della ricchezza delle nostre campagne.