Treccani incontra Gherardo Colombo, ex giudice, sostituto procuratore della Repubblica di Milano che ci racconterà gli anni di “Mani pulite”, anni drammatici, ma carichi di speranza che lo hanno visto tra i più importanti protagonisti della più significativa inchiesta giudiziaria della recente storia d’Italia. Era il 17 febbraio del 1992 quando, esattamente 30 anni fa, fu arrestato Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano. Con questa vicenda ha inizio una storia in grado di generare, ancora oggi, interesse, consenso, ma anche di accendere tante polemiche.
Su questo argomento, mettendo in discussione le sue convinzioni originarie, lei ha scritto anche un libro-testimonianza, edito da Garzanti, Lettera a un figlio su Mani pulite. Il libro di un padre che cerca, con umanità, garbo e sobrietà, di trasmettere il senso ideale della giustizia e del rispetto delle regole, di offrire l’opportunità di ripercorrere o conoscere l’inchiesta a chi c’era e a chi non c’era. È anche l’occasione per proporre gli strumenti per provare a ricostruire una società solidale capace di comprendere attraverso la conoscenza, e quindi di rifiutare, ogni tipo di illegalità, abuso o privilegio, in grado di scegliere la cultura della Costituzione. Propone un lungo viaggio verso la democrazia. Attraverso le sue riflessioni oggi cerchiamo di capire cosa è stata Mani pulite. Qual è oggi la sua eredità per le ragazze e i ragazzi che all’epoca non erano neanche nati oppure che erano ancora troppo giovani?
Mani pulite è stata un’inchiesta molto vasta, cui sono seguiti processi, attraverso la quale si è scoperto un vero e proprio sistema della corruzione molto legato al finanziamento illecito (illecito perché era occulto) a partiti politici. Nelle nostre indagini a Milano (poi, sullo stesso tema, altre indagini si sono sviluppate anche in altre città), sono state coinvolte complessivamente più di 5 mila persone, tra cui quattro ex presidenti del Consiglio, una dozzina di ministri, qualche centinaio di parlamentari, quasi tutti gli imprenditori di fascia alta del nostro Paese, più tantissimi di fascia media e di fascia bassa. La corruzione era proprio un sistema, che vuol dire un complesso molto articolato con regole molto precise che venivano seguite più delle regole contenute nelle leggi.
Si è trattato di una stagione controversa che è stata consegnata alla storia, ma che ha affrontato problemi che sono ancora attuali. Ci fu una grande attenzione dei media, il coinvolgimento dell’opinione pubblica, anche senza social – come scrive lei – senza Google, senza smartphone… Oggi le persone quando la incontrano per strada, quelle che hanno vissuto quegli anni, cosa le dicono? I ragazzi è difficile che abbiano consapevolezza di cosa sia successo. Cosa possiamo fare per suscitare il loro interesse? Clicca qui per continuare a leggere