La finale Djokovic–Berrettini sul prato inglese di Wimbledon ha anticipato di poche ore quella della Nazionale italiana di calcio che ha affrontato i padroni di casa dell’Inghilterra, sull’erbetta del Wembley Stadium, per la conquista del titolo di “Campioni d’Europa”. La sconfitta del tennista azzurro contro il serbo, tecnicamente più forte e più esperto, aveva fatto sorgere un po’ di dubbi anche tra i più ottimisti. Certe giornate nascono storte e questa poteva essere una di quelle. Ma i ragazzi di Mancini hanno vinto 4-3 ai calci di rigore, dopo essere passati in svantaggio nel primo tempo e aver pareggiato nel secondo, e dopo i tempi supplementari conclusi a reti inviolate.
Gli azzurri hanno vinto la finale e, prima ancora, durante tutto il torneo perché si sono dimostrati squadra, perché sorridenti e scanzonati, perché si sono impegnati e hanno avuto rispetto per tutti gli avversari che hanno incrociato lungo la strada. Con loro hanno vinto la bravura e l’umanità del CT Mancini, la storia di Gianluca Vialli e la loro lunga amicizia (indimenticabili l’abbraccio e le lacrime a fine gara), la serietà e la professionalità di Chicco Evani (calciatore pluridecorato nel Milan degli olandesi volanti e di Franco Baresi, Paolo Maldini, Roberto Donadoni) e di Lele Oriali con la sua “vita da mediano”, l’esplosività di De Rossi e la competenza di tutto lo staff tecnico. La bella vittoria di un gruppo unito.
Lunedì, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente a Wembley come già avevano fatto i suoi predecessori Pertini e Napolitano in Spagna e in Germania nel 1982 e nel 2006, ha ricevuto al Quirinale la squadra e lo staff tecnico della Nazionale italiana insieme a Matteo Berrettini… per continuare a leggere clicca qui