Quasi il 30% dei telelavoratori dichiara di lavorare nel proprio tempo libero tutti i giorni o più volte alla settimana, a fronte del 5% di coloro che lavorano in ufficio
“La cultura dell’essere “sempre connesso” comporta maggiori rischi di depressione, ansia e burnout; serve una normativa UE per stabilire requisiti minimi per il lavoro a distanza; nessuna ripercussione dovrà esistere per chi eserciterà il “diritto alla disconnessione”: sono questi i principi fondamentali da cui partire per una legge che riconosca il diritto alla disconnessione, soprattutto in una fase pandemica che ha fatto letteralmente esplodere un fenomeno fino a pochi mesi fa visto come una futura, remota possibilità: lo smart working.
La commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo ha così adottato una relazione di iniziativa legislativa in cui invita la Commissione a proporre una direttiva dell’UE che stabilisca requisiti minimi per il diritto alla disconnessione.
Il Parlamento europeo chiede dunque una legge europea che garantisca ai lavoratori il diritto alla disconnessione digitale senza incorrere in ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro.
Nell’iniziativa legislativa avviata dal parlamento e approvata con 472 voti favorevoli, 126 contrari e 83 astensioni, i deputati esortano la Commissione a elaborare una normativa che consenta ai lavoratori digitali di disconnettersi al di fuori dell’orario di lavoro.
La normativa dovrebbe inoltre stabilire requisiti minimi per il telelavoro e fare chiarezza su condizioni e orari di lavoro e sui periodi di riposo.
L’utilizzo sempre maggiore degli strumenti digitali a scopi lavorativi ha comportato la nascita di una cultura del “sempre online” che influisce negativamente sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata dei lavoratori.
Nonostante il telelavoro sia stato determinante per tutelare posti di lavoro e attività durante la crisi di COVID-19, la combinazione di orari di lavoro prolungati e di maggiori sollecitazioni sui lavoratori ha visto crescere i casi di ansia, depressione, esaurimento e altri disturbi fisici e mentali.
I deputati ritengono che il diritto alla disconnessione dovrebbe essere riconosciuto quale diritto fondamentale, per consentire ai lavoratori di astenersi dallo svolgere mansioni lavorative, come telefonate, email e altre comunicazioni digitali, al di fuori del loro orario di lavoro, comprese le ferie e altre forme di congedo. I Paesi UE sono incoraggiati ad adottare le misure necessarie per consentire ai lavoratori di esercitare questo diritto, anche attraverso accordi collettivi tra le parti sociali. In tal modo dovrebbero essere scongiurate discriminazioni, critiche, licenziamenti o altre ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro.
Il relatore Alex Agius Saliba (S&D, MT) ha detto: “Non possiamo abbandonare milioni di lavoratori europei che sono stremati dalla pressione di essere sempre connessi e da orari di lavoro troppo lunghi. Ora è il momento di stare al loro fianco e dare loro ciò che meritano: il diritto di staccare la spina. Questo è vitale per la nostra salute mentale e fisica. È tempo di aggiornare i diritti dei lavoratori in modo che corrispondano alle nuove realtà dell’era digitale”.
I dati parlano chiaro
Dallo scoppio della pandemia di COVID-19, il lavoro da casa è aumentato di quasi il 30%, valore destinato a restare alto o perfino aumentare.
Secondo una ricerca condotta da Eurofound, le persone che lavorano abitualmente da casa hanno più del doppio delle probabilità di lavorare oltre le 48 ore settimanali massime previste rispetto alle persone che lavorano nella sede del datore di lavoro.
Quasi il 30% dei telelavoratori dichiara inoltre di lavorare nel proprio tempo libero tutti i giorni o più volte alla settimana, a fronte del 5% di coloro che lavorano in ufficio.
Una normazione della materia che serve, oggi più che mai, e che i pilastri europei del diritto già fissano quando si richiamano alla necessità di un “ambiente di lavoro sano, sicuro e adeguato e la protezione dei dati”, così come all’equilibrio “tra vita professionale e vita privata”. Una legge che riaffermi il diritto di tutti a preservare gli spazi della vita privata da quelli del lavoro. Il primo step ha portato ad avviare l’iter per l’approvazione della normativa. Qui il link per seguirne gli sviluppi. |