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Buon compleanno Vespa (Treccani)

11 Mag 2022 | Cultura e Società

Il 23 aprile la Vespa ha spento 76 candeline, una ricorrenza che ci consente di ripercorrere la sua storia e di ricercare le ragioni di un successo planetario indiscutibile. In quel giorno di primavera del 1946, nell’immediato dopoguerra (il giorno prima, con decreto legislativo, per la prima volta, il 25 aprile veniva dichiarato festa nazionale), la Piaggio depositava, presso l’Ufficio centrale dei brevetti di Firenze, il progetto dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio. Un brevetto destinato a diventare uno dei simboli più famosi dello stile e della creatività dell’Italia.

La due ruote di casa Piaggio, complice anche il costo più accessibile rispetto a quello delle moto classiche, riscontrò subito un grande successo di pubblico (a partire dalla presentazione a Roma nel marzo del 1946), confermando le aspettative di Enrico Piaggio che doveva riconvertire la produzione della sua azienda, dalla costruzione aeronautica ad una produzione del tutto nuova; una moderna mission per la stagione di pace che si spalancava all’orizzonte.

Il primo prototipo, dal nome Paperino, non convinse però il patron della Piaggio che, alla ricerca di un prodotto totalmente nuovo, individuò la persona giusta solo in seconda battuta. Era Corradino D’Ascanio, l’ingegnere aeronautico che non amava le “motociclette” perché trovava scomodo doverle scavalcare per poterle guidare. Chi meglio di lui poteva rivoluzionare quel mondo? D’Ascanio, inventore del primo prototipo di elicottero moderno, dirottato di punto in bianco sulla due ruote, dovette reinventarsi e tornare con i piedi per terra. Aveva sognato, studiato e lavorato tutta la vita per progettare veicoli per lo spazio aereo e si ritrovava a dover fare i conti con strade, autostrade, vicoli, viottoli e il lungomare delle località balneari. Tuttavia, seppe utilizzare la sua passione per il volo e le sue conoscenze per ripensare in maniera totalmente innovativa al progetto che gli era stato commissionato dalla Piaggio. Così reinventò la forma (eliminò la struttura centrale realizzando la prima moto a scocca portante), la guida (la seduta fu ridisegnata immaginando una comoda posizione in poltrona, mentre il cambio venne spostato sul manubrio per lunghi e allo stesso tempo comodi viaggi) e il motore (ispirato a quelli d’avviamento aeronautici). E, con l’aiuto del disegnatore Mario D’Este, riuscì a realizzare quella Vespa conosciuta e ammirata in tutto il mondo che negli anni sarà sempre capace di rigenerarsi, salvaguardando la sua identità…

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