Al Teatro Odeon di Reggio Calabria una serata che ha segnato il culmine della XV edizione della rassegna dell’Associazione Naima, con l’annuncio della vicina inaugurazione della attesissima Jazz House Gallery
C’è un tempo che sfugge alla tirannia dell’orologio, un tempo denso di vita e di significato che i greci antichi chiamavano kairos: non il cronometrico scorrere dei minuti, ma l’attimo propizio, il momento giusto da cogliere. Ed è proprio questo tempo prezioso che Simona Molinari ha regalato al pubblico del Teatro Odeon di Reggio Calabria, nella serata che ha coronato la quindicesima, prestigiosa edizione di Reggio in Jazz, organizzata dall’Associazione Naima.
Un viaggio musicale e poetico, a tratti commovente, che ha trasformato il palco del teatro reggino in uno spazio di pura emozione. La voce raffinata della Molinari — cantautrice pop-jazz autentica e versatile, collaboratrice di artisti del calibro di Paolo Fresu e Ornella Vanoni — ha guidato il pubblico attraverso le stagioni dell’esistenza: dall’innamoramento alla passione, dall’illusione al disincanto, fino all’amore maturo e all’impegno consapevole.
Un dialogo intenso tra palco e platea
Raro assistere a un dialogo così intenso tra artista e pubblico. La sala, rapita, ha seguito ogni nota, ogni gesto, ogni sfumatura di una performance generosa nella quale Simona Molinari non risparmia nulla, si dona tutta in mille sfaccettature che divertono, emozionano, incantano, sorprendono.
In scaletta, alcuni dei brani più amati del suo repertorio: Egocentrica, La felicità, In cerca di te. Ma anche riletture raffinate di grandi classici come Mr. Paganini di Ella Fitzgerald. Non è mancato uno sguardo al suo ultimo lavoro discografico, Hasta Siempre Mercedes — tributo a Mercedes Sosa pubblicato da BMG — con interpretazioni intense di Gracias a la vida e Todo cambia.









Tra i momenti più sorprendenti della serata, un’interpretazione di Carmen in lingua cinese che ha lasciato il pubblico senza fiato, testimonianza dell’eclettismo e della curiosità intellettuale dell’artista.
Ma Simona Molinari ha saputo essere anche narratrice sapiente, intessendo il concerto di aneddoti personali e riflessioni acute sulla musica e sulla vita, sempre con quella leggerezza ironica che rifugge ogni retorica. Momenti divertenti e autentici che hanno reso il live non solo un’esperienza musicale, ma un vero e proprio racconto condiviso, un dialogo aperto tra palco e platea dove la complicità si è fatta palpabile.
Ad accompagnarla, una band di musicisti straordinari, ciascuno con una forte impronta personale sul proprio strumento. Al pianoforte e alle tastiere, Claudio Filippini ha tessuto tappeti armonici raffinati, dialogando con la voce di Simona in un equilibrio perfetto tra sostegno e libertà espressiva. Egidio Marchitelli alla chitarra ha regalato momenti di pura poesia sonora, alternando delicatezza intimista e assolo vibranti. La sezione ritmica, solida e sensibile, ha visto Nicola Di Camillo al basso elettrico disegnare linee melodiche profonde e pulsanti, mentre Fabio Colella alla batteria ha saputo essere ora discreto tappeto ritmico, ora protagonista di virtuosismi e affondi nella materia sonora che hanno arricchito un live già di per sé memorabile. Andrea Sabatino, la cui tromba ha disegnato sul palco traiettorie sonore luminose e penetranti. I suoi virtuosismi, calibrati con rara perizia tra note cristalline e fraseggi jazzistici, si sono intrecciati alla voce della Molinari come un secondo respiro, elevando ogni brano a momento di pura grazia musicale dove ottoni e voce hanno dialogato in perfetta simbiosi.
L’apertura affidata a Trefiletti
Ad aprire la serata, il talento di Fortunato Trefiletti, che ha offerto al pubblico una performance di pregevole fattura, dimostrando ancora una volta l’attenzione che Reggio in Jazz riserva ai musicisti del territorio. Una scelta coerente con lo spirito della rassegna, nata nel 2009 proprio con l’intento di valorizzare le eccellenze artistiche locali, come ha osservato Peppe Tuffo, presidente dell’Associazione Naima, nell’introduzione alla serata. Chitarrista e compositore, Trefiletti ha da poco ultimato il suo album, dal titolo When the butterfly goes away, un lavoro nato da un percorso artistico e umano che ha preso forma anche grazie all’esperienza maturata in questi anni.


La Jazz House Gallery: un sogno che si avvicina
Ma la serata ha riservato anche un annuncio importante. Peppe Tuffo, visibilmente emozionato, ha condiviso con il pubblico una notizia attesa da tempo: «Dopo tanta fatica, sembra vicina l’apertura della nostra piccola ma tanto desiderata Jazz House Gallery. Una Casa del Jazz che sarà un autentico gioiello e che sorgerà in un immobile confiscato».
Restituire alla comunità questi luoghi attraverso la musica jazz – linguaggio universale di improvvisazione e dialogo – significa affermare che dove c’era sopraffazione può nascere arte, dove c’era illegalità può fiorire aggregazione sana, dimostrando concretamente che la cultura è l’arma più potente per rigenerare il tessuto urbano e sociale della città.
Un progetto inseguito da dieci anni, che intende creare nella città dello Stretto «un luogo di musica e incontro, aperto non solo al jazz ma anche ad altre iniziative culturali», come ha spiegato Antonio Maida, cofondatore dell’Associazione Naima. Maida e Tuffo hanno anche tracciato un bilancio di quindici anni di attività, con un ringraziamento a Fondazione Carical per il sostegno fondamentale e agli sponsor storici, nonché alle istituzioni che hanno concesso il patrocinio.
Concludendo con una riflessione significativa: «Qualcuno diceva che “con la cultura non si mangia”, ma la cultura risveglia le coscienze. Più se ne fa, meglio è».
Una dedizione straordinaria al jazz e alla cultura, quella di Giuseppe Tuffo e Antonio Maida che, attraverso l’associazione Naima e tutti i suoi componenti, porta l’eccellenza della scena musicale internazionale a Reggio Calabria. La loro passione e profonda conoscenza del genere si traducono in una programmazione di altissimo livello, capace di attrarre i più grandi nomi del panorama jazzistico mondiale. Nell’edizione 2025, prima del concerto di Molinari del 29 novembre, si sono già tenuti altri due appuntamenti storici: il 4 ottobre con Chico Freeman e Antonio Faraò in omaggio a John Coltrane, e il 9 novembre con il Luca Aquino 4et.

Un’opera d’arte compiuta
Il concerto di Simona Molinari non è stato una semplice esibizione: è stato un’esperienza viva, fatta di emozioni profonde, suggestioni poetiche e momenti di vera connessione con il pubblico. Un viaggio sonoro ricco, sincero, sempre nuovo.
Pubblico in piedi e ovazione per Simona Molinari e i suoi straordinari musicisti.
Bellissima, elegante, preziosa, accurata nella voce e nei gesti, l’artista ha lasciato la platea con un solo rimpianto: averne ancora e ancora di più.
Perché certi momenti di grazia — certi kairos — si vorrebbe non finissero mai.




